08 novembre 2010

Kornati, Croazia. Ottobre 2010

… con un po’ di ritardo…
Oggi è il 4 novembre. E’ il compleanno di mio fratello. Fuori piove ma fa caldo. "soffia scirocco” dice Albi. Fra un’ora devo andare a prendere Olmo all’asilo. Metto un po’ di musica jazz, preparo un caffè e ripenso a due settimane fa, quando eravamo soli in mezzo al mare, navigando in un piccolo angolo di paradiso: le isole Incoronate.
Qui in Germania il calendario scolastico è un po’ diverso rispetto a quello italiano. Essendo le vacanze estive molto brevi, durano circa sei settimane, vengono programmati altri piccoli per
iodi di vacanza ripartiti durante l’anno. Queste erano le Herbstferien (vacanze d’autunno), lunghe ben due settimane e noi abbiamo pensato bene di sfruttare gli ultimi periodi caldi del mediterraneo per una vacanza in barca a vela.
Siamo partiti con il mitico furgoncino, carico di provviste, giochi e tutto il necessario. Abbiamo attraversato la Germania, l’Austria e la Slovenia. Il viaggio d’andata è durato due giorni e abbiamo pernottato in un triste motel sull’autostrada vicino a Regensburger, un tipico posto per camionisti con il benzinaio e il ristorante che sforna wurst e patatine fritte. Siamo arrivati a Zadar il giorno seguente che era ormai buio e lì abbiamo preso il traghetto fino all’isola di Ugljan, dove ci attendeva Picollo ( volevano scrivere Piccolo ma hanno sbagliato), una barca Elan34, ormaggiata alla marina di Preko. Eravamo stanchi morti, soprattutto Albi che aveva guidato per 1450 km. Siamo andati a letto presto. Nella cabina di prua ci siamo sistemate io e Nina e in una cabina di poppa Albi e Olmo. Ben presto la cabina dei maschi è diventata un luogo incasinato e impraticabile, mentre quella di noi femmine è rimasta ordinata e pulita per tutta la vacanza.
Al risveglio siamo stati accolti da un bellissimo cielo blu. Il sole splendeva e scaldava, in un giorno d’ estate non ancora finita. Per noi che arrivavamo da Berlino è stato un bel cambiamento. Nel pomeriggio i bambini erano già nudi a giocare sul bagnasciuga. Per festeggiare abbiamo cenato in un ristorantino sul mare e abbiamo immediatamente sfatato ben due miti croati:
1. che non sono persone molto simpatiche.

2. che non sono bravi cuochi.

Abbiamo cenato a base di pesce ed era tutto buonissimo e ce ne siamo andati salutandoci con baci e abbracci da parte della proprietaria, una donna assai gentile e molto dolce.
L’indomani puntuale è arrivato il nostro skipper, Bobi, un signore sui 50 anni, con due mani grosse come badili. Un uomo cresciuto in mare, che veleggiava fin da bambino con il padre. Ci ha insegnato tantissime cose e ci ha raccontato molte delle sue avventure, lui che ha navigato in tutto il mediterraneo, mare del nord e oceano atlantico, come skipper, trasportatore e regatista. La più dura a cui ha partecipato e la Route de L'Equateur Matondo-Congo da Marsiglia a Pointe Noire in Congo, 4500 miglia senza scalo, sempre al massimo della velocità, sempre attaccati al timone, dormendo poco e mangiando solo barrette energetiche e zuppe liofilizzate per quasi 30 giorni. Come diceva lui “ tanta adrenalina”.
Bobi ci ha accompagnato nel nostro viaggio ed essendo molto esperto del posto, ( è nato a Zadar e tuttora ci vive), ci ha aiutati a scoprire gli angoli più belli dell’arcipelago. Le Incoronate sono un arcipelago che conta più di 100 isole e dagli anni 80 è un parco naturale. Senza acqua ne corrente elettrica, sono ormai tutte disabitate, fatta eccezione per la baia di Stiniva sull'isola Incoronata, dove ci vivono due insoliti fratelli di cui parlerò tra poco. In estate si trasferiscono qui i proprietari dei ristoranti disseminati qua e là sulle varie isole, molti dei quali allevano pecore e possiedono uliveti. In ottobre non abbiamo incontrato quasi più nessuno, perlopiù i ristoranti erano chiusi e ormeggiavamo senza problemi ai loro moli. Ogni mattina, dopo il risveglio, la colazione, il rassetto della barca e un po’ di gioco a terra, che soprattutto Olmo ne aveva molto bisogno ( mettere Olmo in una barca è un po’ come mettere una tigre in una gabbia) prendevamo il portolano e decidevamo verso quali nuovi lidi salpare, dopo aver valutato le previsioni meteo, che facevano da padrone, in un periodo dell’anno totalmente imprevedibile come ottobre, dove un giorno fa caldissimo e c’è calma piatta e il giorno seguente arrivano 40 nodi di bora, pioggia e un freddo pazzesco. Bisognava restare attenti e ben informati. Certo con Bobi a bordo noi potevamo stare sicuri, conosceva perfettamente ogni baia e sapeva per ogni circostanza quale era il posto migliore in cui stare. Metereologicamente parlando siamo stati abbastanza fortunati, anche se Bobi insisteva con il dire che questo è un autunno piuttosto freddo e piovoso rispetto alla norma. Abbiamo trovato calde giornate di sole, mare calmo che sembrava olio, vento debole e purtroppo anche completamente assente da obbligarci a smotorare. Abbiamo visto la bora soffiare arrabbiata, portando i nuvoloni carichi di pioggia e obbligandoci a trovare riparo sicuro in una grande marina fuori dall’arcipelago. Una sera ci siamo trovati in mezzo ad un violento temporale, tuoni, saette e grandine. Io pensavo all’albero e alla possibilità di essere colpiti dai fulmini, Nina rideva e si godeva lo spettacolo dal boccaporto, Olmo abbracciava spaventato il suo topo sotto le coperte e Albi pensava al nostro ormeggio, alla resistenza delle cime e all’eventualità che al nostro risveglio potessimo trovarci alla deriva.
Due settimane sono passate veloci. Siamo riusciti a
vedere molti posti e a convincerci che sicuramente torneremo presto, per scoprire ancora di più di questo magico posto, che sa essere ostile e accogliente al tempo stesso, con le sue isole aride e rocciose ma ricche di angoli tranquilli e ben protetti. In ottobre i turisti e i velisti erano quasi tutti scomparsi, ogni posto era praticamente solo per noi e il paradiso non dovevamo compartirlo con nessuno. Il più dei ristoranti erano chiusi, era rimasto solo qualche pescatore, ma a breve sarebbero tornati tutti alle loro famiglie sulla terra ferma. Una sera abbiamo cenato a casa di uno loro, un vecchietto più che settantenne con la pelle consumata dal sole, un amico di Bobi che ci ha gentilissimamente offerto calamari appena pescati bolliti con le patate, buon vino, grappa e addirittura uno squisito dolce al cioccolato, per la gioia di Nina e Olmo. Siamo tornati in barca sorridenti, sazi e ubriachi.
Siamo anche andati a trovare gli unici due veri abitanti dell’arcipelago, quei due fratelli capelloni di cui accennavo prima. Anche loro hanno un piccolo ristorante, situato in una baia stretta e stupenda, circondata da alte rocce e bagnata da acqua di colore azzurro incredibile. Loro passano l’intero anno sull’isola Incoronata, anzi direi l’intera vita, hanno una barchetta con la quale raggiungono la terra ferma per fare rifornimento di viveri e del necessario, ma non sono pescatori. Nel loro ristorante si mangia un unico piatto: l’agnello sotto la Peka di Dalmazia, il piatto tipico di queste parti che si prepara quando a casa ci sono degli ospiti e si cucina nel caminetto, che tutti hanno solitamente fuori in cortile. Questo pranzo dalla prelibatezza indescrivibile è un’esperienza che consiglio vivamente a tutti quelli che passano da queste parti, la carne è incredibilmente buona, tenera e saporita e alzarsi dal tavolo prima di aver mangiato tutto è impossibile anzi ci si lecca davvero le dita e i baffi. Ma cos’è la Peka non lo ho ancora spiegato. Sostanzialmente l’agnello viene fatto a pezzetti e collocato in una teglia con le patate e le cipolle, poi viene coperto appunto con la Peka, che è un grosso coperchio e il tutto viene interamente ricoperto dalle braci e lasciato a cuocere per circa due ore. Non si deve mai sollevare la Peka, tranne una volta a metà cottura, per rigirare tutti i pezzi di carne. So che si utilizzano anche altri tipi di carne e verdure. È stato uno dei pranzi più buoni della mia vita, anche Nina lo ha ammesso, e non bisogna dimenticare che Nina non mangia praticamente nulla.
Ogni notte dormivamo in un posto diverso, arrivavamo sempre nel pomeriggio e ci sgranchivamo le gambe perlustrando i dintorni e facendo giocare un po’ i bambini, che con le loro spade erano i pirati in cerca del tesoro nascosto. Abbiamo visitato anche alcune piccole isolette adiacenti all’arcipelago, anch’esse molto affascinanti, dove sorgevano piccoli paesi e potevamo trovare un negozio per comprare cibo e soprattutto birre, fondamentali per in nostro skipper che praticamente non ha mai bevuto acqua in due settimane. Una notte abbiamo dormito a Sibenik, eravamo l'unica barca attraccata al molo comunale, a due passi dalla bellissima cattedrale di San Giacomo. Abbiamo approfittato del grande mercato del sabato per fare cambusa e siamo salpati pieni di cose buone da mangiare: formaggi, vino, carne, pesce, frutta e verdura. Da qui poi siamo partiti risalendo il fiume Krka e siamo arrivati a Skradin un paese carinissimo con una stupenda marina circondata da alberi ingialliti dall’utunno che rendevano l’atmosfera particolarmente malinconica. Il fiume era pieno d’ allevamenti di cozze e ne abbiamo comperate qualche chilo. Ci siamo fatti una gigantesca impepata di cozze freschissime e giganti. Un giorno abbiamo visto i delfini, Olmo purtroppo dormiva ma Nina è stata eccitata per ore, anche perché è stata proprio lei ad avvistarli.
Insomma è stata una vacanza magica, piena di avventura.. abbiamo veleggiato e imparato tante cose. Bobi è stato un maestro prezio
so. I bambini sono stati molto bravi e si sono divertiti tantissimo. Io e albi abbiamo fatto un po’ di esperienza e esercizio…. Non vediamo l’ora di salpare di nuovo !!! Buon vento a tutti !!!!


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